Il Melo

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(M. Menna - P. Nanni) 

Viveva lontano da case da strade e sentieri
nell'oscura memoria di ieri
un coatto marcire di mele 
che tutte le sere portava al porcile 
per dover di mestiere
Lui nato in un tempo distratto nella pianura
dall'amore contratto da un sì per procura
due destini lontani che gli affanni han legato 
come ceppi alle mani 
Ancora piccino nel nido con le ali bagnate
che ad ogni volo vedeva tarpate
quando paurosa calava la sera 
dalla mano severa del signor genitore
con estremo vigore
E negli anni a venire fu la solita festa
qualche volta più allegra molto spesso funesta
fino a un cupo mattino nebbioso di vino
finito alla testa
Fu così nella stanza dove ci si riposa 
con la propria beata ignoranza
sembrava un sonno di sposo e di sposa
inchiodati nel letto da una cinghia rugosa
nell'abbraccio più stretto 
Come in una partita come a una mano di carte
ci si gioca la vita si saluta e si parte
sulla corsa finita c'è chi impugna la falce
chi ti copre di calce

Un fuoco una buca e alla loro carcassa rivolse la nuca
e nella fossa custode fedele di povere ossa sputò semi di mele

Così corre la vita ora il seme è una pianta fiorente
e benigna regala il suo frutto ogni volta che passa la gente
che alla sua ombra si ferma e raccoglie sicura 
una mela matura
C'è chi ride nascosto mentre guarda due amanti
che hanno eletto quel posto per incontri incoscenti
sono occhi invecchiati che non hanno memoria
quella di questa storia
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